«Ampio aggiustamento» dei conti pubblici in un contesto tutto sommato favorevole per l’economia, caratterizzato da una crescita degli investimenti e da una tenuta dei consumi. La Corte dei Conti promuove la strategia di salvaguardia del governo nei confronti del Bilancio.
LA LINEA
Ma, nel Rendiconto generale dello Stato 2023, la magistratura contabile avverte che il percorso resta ricco di insidie. A cominciare dalla messa a punto della prossima manovra. Bene il taglio delle tasse, la conferma della riduzione del cuneo fiscale e le politiche di consolidamento del Welfare ma, avverte la Corte guidata dal presidente, Guido Carlino, appare problematica «l’individuazione di coperture adeguate per gli oneri relativi alle politiche invariate che, solo per il 2025, già valgono 21 miliardi e che salgono a 23 e 25 nel successivo biennio secondo il Def».
Inoltre, sottolinea il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro — Palazzo Chigi dovrà muoversi in un contesto che «dovrà necessariamente caratterizzarsi per un contenimento del tasso di crescita della spesa e che rappresenta lo strumento cardine per il rientro del debito pubblico».
IL PIL
Anche la sfida della riduzione del rapporto debito-Pil «si presenta impegnativa nel breve e, soprattutto, nel medio termine», aggiunge Flaccadoro, secondo cui «non mancano, tuttavia, le condizioni favorevoli per un rientro graduale e sostenibile, a partire da una vita media residua dello stock dei titoli elevata e da un differenziale tra costo medio e crescita dell’economia che dovrebbe mantenersi, ancora per alcuni anni, negativo e collocarsi in seguito su livelli comunque modesti».
LA CRITICA
Nella relazione, la Corte dei Conti stronca definitivamente il Superbonus, «i cui effetti sul bilancio dello Stato hanno assunto una dimensione macroscopica, ascrivibili all’ampliamento degli obiettivi dell’agevolazione e alle ripetute estensioni temporali della misura, che hanno generato un aumento della spesa ben oltre le aspettative iniziali». Al governo, i magistrati contabili chiedono coraggio sul dossier salute. «Il sistema sanitario — ammonisce il procuratore generale Pio Silvestri — dopo aver sostenuto uno sforzo corale per limitare gli effetti della pandemia, soffre di una crisi sistemica, accentuata dalla ‘fuga’ del personale sanitario, non adeguatamente remunerato, cui si deve rispondere con decisioni e investimenti non più rinviabili, nei campi dell’organizzazione, delle strutture, della formazione e delle retribuzioni, al fine di garantire effettività al diritto alla salute». Forte anche l’appello a non mollare la presa sulla lotta all’evasione fiscale.
La Corte riconosce che aumentano le lettere di compliance ma dall’altra parte sono inferiori ai risultati pre-pandemia gli accertamenti dell’Agenzia delle entrate: oltre 175 mila lo scorso anno contro i circa 190 mila del 2022 e i 267 mila del 2019. Va inoltre tenuto presente che a fronte di un’adesione significativa alle misure di rottamazione, molti contribuenti si perdono per strada. La quarta edizione ad esempio, a fronte di 6,8 miliardi riscossi, registra omessi versamenti di rate per 5,4 miliardi. Vibrante, infine, il monito nei confronti dell’Inail in quanto «»desta perplessità che il bilancio presenti un ingente ed improprio avanzo annuale (spesso superiore al miliardo), che poco si concilia con il perdurante fenomeno infortunistico, anzi ancor peggio con una crescita esponenziale degli incidenti sul lavoro con un numero di vittime sempre più elevato e con costi sociali ormai fuori controllo».
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