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Il Consiglio di Stato, con sentenza del 21 novembre 2025, accogliendo le istanze del Ministero dell’Interno e di Federalberghi, ha annullato definitivamente la sentenza del Tar Lazio del 27 maggio scorso che aveva sospeso l’efficacia della circolare del Viminale sul riconoscimento de visu degli alloggiati. La decisione del massimo organo di giustizia amministrativa ribadisce dunque che i gestori di tutte le strutture ricettive, incluse le unità immobiliari destinate alle locazioni brevi, oltre a ricevere il documento d’identità dell’ospite e a trasmetterlo all’autorità di pubblica sicurezza, devono effettuare il riconoscimento delle persone alloggiate verificando, anche da remoto con un controllo video, la corrispondenza tra il titolare del documento e l’effettivo ospite della struttura.
LA SICUREZZA
Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ricorda in una nota che «questa procedura contribuisce a elevare in maniera significativa i livelli di sicurezza, a vantaggio sia degli ospiti delle strutture ricettive sia della cittadinanza, a partire dalle persone che subiscono i disagi derivanti dall’abitare nei palazzi in cui si registra un continuo viavai di persone sconosciute, dirette agli appartamenti affittati ai turisti». «Il riconoscimento de visu degli alloggiati — prosegue Bocca — comporta un impegno che gli albergatori (così come i gestori di residence, bed and breakfast, affittacamere e campeggi) assolvono da sempre con grande senso civico, consapevoli delle ricadute positive di cui beneficia tutta la comunità, come dimostrano i recenti casi in cui sono stati individuati e catturati pericolosi malviventi».
IL DOCUMENTO
Federalberghi è intervenuta nel giudizio a seguito di un decreto del Presidente del Consiglio di Stato che ha sollevato, d’ufficio, un’eccezione di possibile inammissibilità del ricorso primo sul quale si è espresso il TAR, in quanto il contraddittorio instaurato nel giudizio di primo grado si profilava prima facie non integro senza il coinvolgimento di un ente associativo rappresentativo del settore della ricettività alberghiera. Nel corso del giudizio d’appello presso il Consiglio di Stato, il Ministero dell’Interno «ha evidenziato il ruolo determinante che può assumere, in termini di prevenzione di eventuali minacce, la verifica della corrispondenza tra la persona recata nel documento d’identità e quella che effettivamente entra nella struttura alloggiativa» si sottolinea nel comunicato.
Confedilizia, affitti brevi possono identificare a distanza con moderne tecnologie
«La sentenza di oggi del Consiglio di Stato conferma quanto la Confedilizia sostiene da quasi un anno, sia pubblicamente, sia nelle riunioni svoltesi al Viminale. E cioè che la circolare del Ministero dell’interno del 18 novembre 2024, che impone l’identificazione ‘de visu’ degli ospiti anche in caso di affitti brevi, va intesa in senso moderno, consentendo quindi anche l’identificazione a distanza, tramite le moderne tecnologie». Lo afferma la confederazione in una nota. «Come spiegano i giudici amministrativi, infatti, ‘la identificazione de visu al centro delle contestazioni non si esaurisce giocoforza nella verifica analogica in presenza da parte del titolare atteso che, attraverso le nuove tecnologie dell’informazione, essa potrebbe essere effettuata mediante appositi dispositivi di videocollegamento predisposti dal gestore all’ingresso della struttura purché idonei ad accertare, hic et nunc, l’effettiva corrispondenza tra ospite e titolare del documento di identità, esibito o trasmesso con altro canale telematico all’atto dell’accesso alla struttura (es. spioncino digitale o QR code che faccia un fermo immagine)’. A questo punto — prosegue Confedilizia — auspichiamo che il Ministero provveda a integrare la propria circolare con le precise indicazioni del Consiglio di Stato, che consentono pienamente di garantire le esigenze di sicurezza all’interno degli edifici».
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