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Banche e assicurazioni, cosa cambia ora? Il «sacrificio» da 3,5 miliardi, imposta di bollo sui maxi contratti delle compagnie


Sul «sacrificio» di Giancarlo Giorgetti per le minori deduzioni nel 2025 e 2026 sulle Dta, rinviate al triennio 2027-2027, le banche congelano il giudizio: «aspettiamo i testi», ha spiegato ieri mattina una nota Abi, che esprime, come sempre, la formulazione tecnicistico-formale ispirata dal presidente Antonio Patuelli. Del resto anche i numeri ballano: rispetto ai circa 3-3,2 miliardi della vigilia come anticipo liquidità a carico degli istituti, ieri Giorgetti ha fatto sapere che 3,5 miliardi resta la cifra complessiva annunciata la sera prima da Giorgia Meloni, ma dalle banche dovrebbero arrivare 2,5 miliardi come credito di imposta rinviato (DTA) e 1 miliardo dalle compagnie: «L’importo stimato per l’applicazione dell’imposta bollo alle assicurazioni è di un miliardo per il 2025». Anche da queste ultime nessun commento: dall’Ania fanno sapere di attendere i testi definitivi anche se trapela stupore per le modalità. L’imposizione del bollo sui contratti e le polizze esiste anche oggi con un pagamento dell’imposta alla fine, sembra che la novità, anche per le compagnie, preveda un anticipo di cassa per cui annualmente verrebbe applicato pagamento del bollo.

I DESTINATARI

Il senso del sacrificio a banche e compagnie è stato rilanciato ieri dalla Meloni che «non pensa possano esserci maggiori costi sui cittadini. Abbiamo fatto un lavoro collaborando con le associazioni di questi mondi, che anzi voglio ringraziare perché c’è stato un dialogo costruttivo. Per questo non sono nemiche. Siamo andati nel dettaglio di alcuni meccanismi contabili — ha detto a margine del vertice Ue-Paesi del Golfo — che sono particolarmente favorevoli».

Commenti positivi da FI, da tempo al fianco delle banche con il leader Antonio Tajani. «In questa manovra non ci sarà nessuna nuova tassa: promessa mantenuta nel solo interesse dei cittadini e del sostegno alla crescita economica — dice Alessandro Cattaneo, responsabile del dipartimento economia -. Sulle banche abbiamo raggiunto un accordo di buon senso, anticiperanno risorse preziose che investiremo nella sanità, ma nessun ingerenza nella normale logica di mercato. Sarebbe stato da Unione Sovietica e avrebbe fatto crollare la borsa, titoli, con danni ai piccoli risparmiatori e minando la nostra credibilità internazionale , che vale ben più di ogni cosa». A proposito di borsa, ieri ha reagito bene alle misure per l’assenza di tasse: Milano ha chiuso a + 0,2% con le banche che hanno tenuto.

Tra i banchieri riuniti in comitato esecutivo dell’Associazione, girava una simulazione della Fabi: per le prime 5 grandi banche, che rappresentano il 70% dei ricavi, l’impatto sui bilanci potrebbe essere di 977 milioni nel 2025 e di 1,2 miliardi nel 2026 che in qualche modo potrebbe ripercuotersi sugli utili. Di qui il clima di attesa che serpeggiava a Palazzo Altieri, nonostante fosse stato sventato il rischio di Extraprofitti che fino a qualche giorno fa, venivano caldeggiati dalla Lega. E della nota Abi, all’insegna della massima prudenza, emanata in mattinata, in coincidenza con l’inizio della conferenza stampa, ne ha preso atto Giorgetti: «Penso che faccia bene essere a essere cauta, era nota la vicenda e credo interiorizzata anche dai mercati, come ho detto altre volte i pescatori e gli operai saranno contenti qualcosa di meno credo le banche».

NUMERI BALLERINI

In Abi dopo la relazione del presidente Patuelli e del dg Rottigni, ci sarebbe stato uno scambio di idee. Sarebbe stato approvato solo l’operato di Rottigni che nel precedente esecutivo, aveva ricevuto all’unanimità il mandato a trattare, nell’ambito di paletti precisi: «misure di natura temporanea e predeterminata, con effetti finanziari, salvaguardando il patrimonio e i bilanci delle banche e senza effetti retroattivi, per non penalizzare la competitività delle banche operanti in Italia», rispetto alle banche Ue. «Non possiamo dire di essere d’accordo perchè ancora non c’è nulla da concordare», riferisce un autorevole banchiere. «Come al solito viene emanato un provvedimento al buio », spiega l’ad di un piccolo istituto. In realtà dall’inizio Mef e Abi hanno lavorato su modelli diversi delle tre fattispecie delle DTA: avviamento, svalutazione e Irfs 9, ora i banchieri attendono di capire le nuove determinazioni. Per questo si è in attesa della relazione tecnica per comprendere la portata e i dettagli. Anche perchè rispetto alla sera prima «non si parla più di stock options, sono scomparse d’incanto?», dice un banchiere, «forse con la relazione si tornerà ai numeri di partenza di 3 miliardi di euro».

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