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Asse tra industriali di Italia e Spagna: più tempo al Pnrr


Un nuovo piano per il rilancio della competitività europea, sul modello dei maxi investimenti da 800 miliardi l’anno proposto dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Ma anche l’allungamento dei tempi del Pnrr, con uno slittamento delle scadenze dopo agosto 2026 per centrare meglio le scadenze. Sono i punti principali della dichiarazione congiunta delle Confindustrie italiana e spagnola, che dopo il secondo tavolo bilaterale terminato ieri chiedono risposte comuni all’Unione europea sulla politica economica.

«Pur consapevoli che l’Italia è più avanti di tutti nell’attuazione del Piano di resilienza – ha spiegato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini — chiediamo insieme alle imprese spagnole un utilizzo più efficace dei fondi e l’allungamento della scadenza del Pnrr, attualmente prevista ad agosto 2026. La politica ha bisogno di un messaggio chiaro: non possiamo aspettare troppo tempo. Bisogna mettere l’industria nelle condizioni di potersi strutturare».

GLI INVESTIMENTI
Più nel dettaglio le due Confindustrie chiedono all’Ue di: definire un ambizioso quadro finanziario pluriennale che, insieme ad una politica di coesione più snella e flessibile, valorizzi gli investimenti nell’edilizia abitativa e nella ricerca e innovazione; stanziare nuovi fondi comuni europei per grandi progetti congiunti di investimento tra gli Stati membri; ridurre la complessità normativa per le imprese europee, con particolare attenzione agli appalti pubblici; intervenire con misure più decise per ridurre il prezzo dell’energia, favorendo l’integrazione del mercato europeo.

Secondo le associazioni che rappresentano il mondo industriale dei due Paesi occorre mettere in campo misure comunitarie più incisive per mitigare i costi dell’energia, promuovere l’integrazione e le interconnessioni del mercato energetico e accelerare le procedure di autorizzazione. Il divario di competitività tra l’Europa e il resto del mondo, per gli industriali, va colmato anche in relazione al costo della CO2, garantendo regole di concorrenza eque anche sui mercati internazionali. Sulla competitività, quindi, il suggerimento è quello di costruire un Fondo Ue sul modello del Next Generation EU, con risorse europee comuni, come un nuovo asset di debito comune, per consentire grandi progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri. Inoltre viene chiesto che il nuovo bilancio europeo contenga risorse adeguate per la ricerca, l’innovazione e la coesione tra i territori degli Stati membri.

LO STATO DELL’ARTE
«Entrambe le organizzazioni — secondo il presidente del Ceoe (la Confindustria spagnola), Antonio Garamendi — hanno la necessità e l’opportunità di andare di pari passo nella costruzione della futura Unione europea, per renderla un ambiente economico competitivo, con una leadership in questioni come l’innovazione o la sostenibilità. Rimaniamo fortemente impegnati nell’agenda green, motivo per cui è giunto il momento di farla funzionare. È essenziale un dialogo permanente con le imprese per sostenere una transizione che non riduca la loro competitività e per approfondire la collaborazione pubblico-privato». Intanto sul Pnrr, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, nei primi dieci mesi dell’anno le spese sono ammontate a 8,93 miliardi, a fronte dei 43,9 necessari per mantenere il ritmo delle scadenze del cronoprogramma.

A due mesi dalla fine del quarto anno dei sei previsti dal Pnrr la spesa è quindi intorno al 27,5% dei 194 miliardi totali delle risorse. Secondo i tecnici, però, una piccola parte del ritardo si può spiegare con le difficoltà della piattaforma pubblica di rendicontazione delle spese Regis di evidenziare in tempo più o meno reale l’avanzamento del Pnrr. L’Upb evidenzia infine che ancora non sono disponibili informazioni circa la rimodulazione del profilo temporale di attuazione del Pnrr dopo l’accordo Italia-Ue per rivedere il Piano.

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