Una tregua interessata. Di più: entente cordiale, in vista di un autunno caldo a Roma come a Bruxelles. Se si trattengono ben novanta minuti a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni e Manfred Weber, è perché ne hanno di cose da discutere, il leader dei popolari e la premier italiana, che ieri ha sentito al telefono Ursula von der Leyen per un confronto sulla nomina al fotofinish di Raffaele Fitto a Commissario europeo — l’annuncio domani in Cdm — e cercare di strappare una delega economica rilevante e la vicepresidenza esecutiva. Menù ricco nel bilaterale con Weber. In cima c’è la convivenza forzata ma necessaria che attende all’Eurocamera di Strasburgo popolari e conservatori, l’impegno a non sbandare troppo a destra — con i “patrioti” di Salvini e Le Pen contrari agli aiuti all’Ucraina — né troppo a sinistra, con i Verdi che tifano la «transizione ideologica».
I DOSSIER
Sono le tre del pomeriggio quando il bavarese a capo del Ppe attraversa a grandi falcate Piazza Colonna e si accomoda sul divanetto dell’ufficio della premier. Ha cercato lui l’incontro, con la moral suasion di Antonio Tajani, leader di Forza Italia e prima fila dei popolari, con cui si attovaglia a cena con vista sul Tevere al Circolo degli Esteri. Sono ore delicate sull’asse Roma-Bruxelles. E per quanto Palazzo Chigi presenti la tappa di Weber come visita di cortesia — «quando viene a Roma si vedono sempre», ricorda lo staff — i dossier sul tavolo sono un mucchio. C’è un cruccio chiamato Fitto, il ministro-braccio destro di Meloni in Ue con le valige semi-chiuse per Bruxelles, in odore di nomina a commissario. Già, ma a fare cosa? Su questo prosegue lo stallo nella trattativa tra le donne forti al comando in Ue. Ieri Meloni ha avuto un nuovo confronto con “Ursula”.
E ha tenuto il punto: chiede un segnale tangibile, la vicepresidenza per l’Italia, ma anche un portafoglio economico rilevante, Bilancio, Pnrr e Coesione, per smentire i “gufi” delle opposizioni che le rinfacciano il niet all’Ursula-bis un mese fa. Da Palazzo Chigi filtra ottimismo, ma la partita è ancora lunga: c’è tempo fino a ottobre per limare i dettagli. Sono ore complicate, si diceva. Lo sa anche Weber che per conto suo assicura a Meloni, e allo stesso Fitto a cui fa visita per una mezz’ora negli uffici della Galleria Colonna, il tifo convinto per il ministro di Maglie in rampa di lancio. Ma i piatti forti sono tanti, nel vis-a-vis fra capi-partito a Chigi. Li unisce un dedalo di interessi incrociati. A ottobre, se confermato come candidato, Fitto dovrà superare la “graticola” del Parlamento Ue. Contando, spera, sui voti dei popolari. Che a loro volta hanno ben 15 commissari nazionali da sottoporre al durissimo test dell’aula di Strasburgo: farà comodo, eccome, una sponda dei Conservatori al seguito di “Giorgia”. Meloni e Weber si soffermano sull’Ue che sarà. Parlano di industria, competitività. C’è l’intenzione di avviare la nuova legislatura europea in un clima di reciproco fair play, ma a precise condizioni.
I PALETTI
«Non possiamo snaturarci», è il senso del messaggio consegnato dalla premier che tutt’oggi rivendica la scelta di coerenza con il voto contrario di FdI all’Ursula-bis. Tradotto: i conservatori terranno la barra dritta contro i falchi del green deal e le politiche pro-migranti. Non hanno scelta, o rischiano di scoprirsi a destra, esporre il fianco ai “patrioti” euroscettici. Ursula avvisata. Weber, che incarna l’anima destra del Ppe, è il primo a capire. Ma teme, lui come i popolari, la saldatura dei Conservatori con la destra euroscettica e contraria agli aiuti a Kiev messa ai margini delle nomine europee.
Riceve rassicurazioni, il bavarese: sui fondamentali, a partire dal sostegno ucraino, nessuna sbandata. Esulta Tajani per il vis-a-vis che rilancia il dialogo con i popolari dopo i mesi di maretta, lo strappo a Strasburgo, il niet a Ursula che ora fa trattenere il fiato a Palazzo Chigi: si vendicherà sulle scelte per la Commissione? No, certo che no, giurano in coro ai vertici del governo, scacciando anche solo l’idea. Weber fa tappa dal leader Udc Lorenzo Cesa, cena con Tajani, qui e lì, con teutonica prudenza, si informa sulla maretta in maggioranza, le mosse dell’arcirivale Salvini. Ma con gli amici italiani scherza, pensando alla burrasca in cui naviga Scholz: «Voi almeno avete un governo stabile..».
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