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Anticipata la gara per il Gratta & Vinci: «Sarà fatta nel 2026»


L’appetito, si potrebbe dire, vien mangiando. Il gioco del gioco del Lotto, il più antico del mondo, è stato messo a gara con una base d’asta di un miliardo e invece ha fruttato alle casse dello Stato ben 2,2 miliardi di euro. Tutti soldi finiti nel fondo “taglia tasse”, il salvadanaio da cui il governo attinge le risorse per ridurre la pressione fiscale. Adesso, dopo il Lotto, sta per arrivare il turno del Gratta&Vinci. Alle porte c’è un’altra maxi-gara. A chiederla è un ordine del giorno al decreto fiscale de governo e firmato dal presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato. Con l’approvazione del testo, il governo si è impegnato a bandire la gara per il Gratta&Vinci, «eventualmente anche attraverso il decreto delegato per il riordino della rete fisica» entro «la scadenza della delega fiscale». Vale a dire che l’asta per la concessione dovrà essere bandita entro agosto del prossimo anno. Ben prima dunque, della scadenza della concessione fissata al 30 settembre del 2028, dopo la proroga ottenuta nel 2018. il Gratta&Vinci, come il Lotto, è gestito da Brightstar, il nuovo nome della IgT della famiglia De Agostini. La società aveva conquistato nel 2010 il gioco “istantaneo” offrendo 800 milioni, con la scadenza della concessione fissata al 2019, ma poi aveva ottenuto una proroga di altri 9 anni, sempre a fronte di un esborso di altri 800 milioni. Ma è probabile che dopo il successo della gara del Lotto, il governo possa decidere di alzare la base d’asta portandola ad almeno un miliardo (come fatto appunto con il Lotto). Probabile che per il Gratta&Vinci si riproponga la sfida tra Brightstar (la ex IgT) e Sisal-Flutter, il gigante dei giochi che in Italia gestisce il Superenalotto e che ha perso la sifda del Lotto per poche decine di milioni. C’è un altro aspetto dell’ordine del giorno Osnato probabilmente più sottile, ma molto importante sia per il governo che per il settore dei giochi: il legame tra la gara del Gratta&Vinci e il decreto di riordino del settore fisico. Sono quasi 10 anni che i governi di turno provano a mettere ordine nel comparto degli apparecchi da intrattenimento, vale a dire le Awp (le vecchie slot) e le Vlt. E sono dieci anni che tutti i tntativi si infrangono contro il muro delle Regioni, che hanno regolamentato il settore limitando fortemente la possibilità di aprire punti gioco.

LA PROSPETTIVA

La prospettiva di incassi miliardari, potrebbe spingere il governo a prendere una posizione politica “forte” a favore del riordino del settore. Anche perché in questo modo sarebbe possibile mettere finalmente a gara anche le concessioni delle Awp e delle Vlt, ormai scadute da tempo e in regime di proroga fino alla fine del prossimo anno. Una gara che partirebbe da una base d’asta minima di 1,8 miliardi, ma i cui introiti potrebbero anche essere ben più alti. Ma perché le Regioni che per un decennio hanno bloccato la possibilità di riassegnare le concessioni per le slot machine dovrebbero accettare questa volta un compromesso con il governo? Perché ne ricaverebbero un beneficio finanziario. I governatori, come previsto dalla delega, dovrebbero poter trattenere un “pezzo” degli incassi del preu, il prelievo erariale unico, delle macchinetta. Un 5 per cento del totale che equivale a 300 milioni. L’ostacolo da superare è come poter finanziare queste somme, senza sottrarre risorse alle casse dello Stato. Il modo andrà trovato. Ma se tutti i tasselli andranno al loro posto, il settore dei giochi potrà dare ai conti pubblici del prossimo anno un contributo importante, portando a casa qualche certezza sul futuro.


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