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adesione automatica ai fondi. All’Inps quello delle aziende con 50 dipendenti. Cosa cambia per i lavoratori


Parte dalla previdenza complementare e arriva al Tfr il nuovo intervento del governo sulla manovra, che punta a rafforzare il secondo pilastro pensionistico e ad ampliare la platea dei lavoratori coinvolti. Con un emendamento depositato nelle ultime ore, l’esecutivo introduce l’adesione automatica ai fondi pensione per i neoassunti del settore privato e modifica le regole di versamento del Tfr al Fondo Inps, incidendo in modo diretto sulle scelte previdenziali di milioni di dipendenti.

Previdenza complementare: adesione automatica per i neoassunti

La novità più rilevante riguarda i lavoratori dipendenti del settore privato alla prima assunzione. A partire dal 1° luglio 2026, l’iscrizione alla previdenza complementare scatterà in modo automatico, con l’esclusione del lavoro domestico. Il meccanismo ricalca il principio del “silenzio-assenso”: il lavoratore viene iscritto di default a una forma di previdenza complementare, salvo esprimere una scelta diversa.

Il testo dell’emendamento prevede che entro sessanta giorni dalla data di prima assunzione il dipendente possa rinunciare all’adesione automatica. In alternativa, potrà decidere di destinare l’intero Tfr maturando a un’altra forma di previdenza complementare liberamente prescelta oppure di mantenere il trattamento di fine rapporto secondo il regime ordinario previsto dalla legge. La decisione non è definitiva: la scelta effettuata potrà infatti essere revocata in un secondo momento.

Cosa cambia per i lavoratori

Per i lavoratori, il cambiamento principale è lo spostamento dell’onere decisionale. Finora l’adesione ai fondi pensione era una scelta attiva; con la nuova disciplina diventa la soluzione predefinita. L’obiettivo dichiarato è incentivare la costruzione di una pensione integrativa fin dall’inizio della carriera lavorativa, in un contesto segnato dal progressivo calo dei tassi di sostituzione della pensione pubblica.

In termini pratici, chi non eserciterà alcuna opzione vedrà il proprio Tfr maturando confluire automaticamente nella previdenza complementare. Chi invece preferisce mantenere il Tfr in azienda o indirizzarlo verso un altro fondo dovrà comunicarlo nei tempi previsti. La possibilità di revoca successiva introduce un elemento di flessibilità, ma resta centrale la necessità per i neoassunti di essere informati e consapevoli delle implicazioni della scelta.

Tfr e Fondo Inps: si amplia la platea dei datori obbligati

Accanto alla previdenza complementare, l’emendamento interviene anche sul Fondo Inps per l’erogazione del Tfr. Un nuovo comma estende l’obbligo di versamento al Fondo anche ai datori di lavoro che, negli anni successivi all’avvio dell’attività, raggiungano la soglia dimensionale dei 50 dipendenti. Si tratta di una platea che, secondo la normativa attuale, è esclusa dall’obbligo.

Come chiarisce la relazione tecnica, la misura scatterà dal 1° gennaio e avrà l’effetto di ampliare il numero di lavoratori potenzialmente interessati. L’inclusione di queste imprese nel perimetro dell’obbligo rafforza il ruolo del Fondo Inps come strumento di gestione del Tfr e contribuisce a uniformare il trattamento dei dipendenti al crescere delle dimensioni aziendali.


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