ROMA Una fisarmonica. Da un lato le forze politiche che tentano di allargare, dall’altro Palazzo Chigi e Mef che stringono i bulloni, con via XX Settembre che frena fughe in avanti. È dura, durissima, la strada per una manovra scritta con un obiettivo su tutti: tenere i conti in ordine. E che si traduce in un diktat che suona più o meno così: quel che cambia si copre fino all’ultimo centesimo. A chiedere ed esigere «concretezza» al vertice sulla manovra convocato ieri a Palazzo Chigi è stata la premier. «Si può fare o no?» è la domanda che Giorgia Meloni ha rivolto più volte al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, mentre sul tavolo in mogano scuro i partiti hanno calato le carte, ciascuno mettendo in fila le proprie richieste.
I LEADER
Oltre ai leader Antonio Tajani, Matteo Salvini (collegato da remoto), Maurizio Lupi, Giorgetti e il suo vice, Maurizio Leo, la presidente del Consiglio ha voluto a Palazzo anche i capigruppo di maggioranza al Senato, dove gli emendamenti alla legge di bilancio sono scesi a 414, di cui 238 in quota centrodestra. Non basta. Bisogna sforbiciare di più. Stringere per arrivare al sodo, chiudendo la partita la settimana prossima in un vertice che stavolta dovrà essere decisivo. Affitti brevi, estensione dell’iperammortamento, dividendi, l’ampliamento esenzione dell’Isee sulla prima casa, e misure per favorire l’emersione dell’oro da investimenti. Parte da qui il lavoro di ulteriore definizione della manovra, i dossier su cui prosegue «il lavoro sugli aggiustamenti», mette nero su bianco in una nota Palazzo Chigi. Ma il messaggio che la presidente del Consiglio consegna agli alleati è chiaro: non è il momento di piantare bandierine, nonostante il clima di campagna elettorale perenne.
IL CANONE RAI
Qualche ora prima del vertice, forse non a caso, era stato lo stesso Salvini a frenare sul taglio del canone Rai caldeggiato dalla Lega: una richiesta inserita in extremis nel gran bazar degli emendamenti a Palazzo Madama. Come la proposta dell’ultimo minuto di Fi che strizza l’occhio ai balneari, prevedendo indennizzi a fine concessione. «Il nostro obiettivo primario è chiudere la pace fiscale e la rottamazione di quante più cartelle esattoriali possibili. Di tutto il resto parleremo, quella è la priorità», chiarisce il leader della Lega dal suo tour elettorale in Puglia. Intanto però incassa, assieme a Forza Italia, una prima vittoria. La tassazione sugli affitti brevi è infatti destinata a tornare al 21%, quanto meno sulla prima casa. La manovra inizialmente varata dal governo la faceva lievitare al 26%, ma quei 5 punti percentuali in più per i proprietari che decidono di affittare l’appartamento per il weekend o per qualche settimana dovrebbero essere cancellati con un colpo di bianchetto. Non solo. Il perimetro della retromarcia decisa dalla maggioranza potrebbe allargarsi, arrivando a coprire fino a tre case di proprietà, come ipotizzato in un emendamento di Fdi. Facendo scattare l’aumento solo per chi possiede dalle quattro case in su. E’ una delle poche certezze che sembra emergere a fine riunione, mentre si rincorrono i rumors sulla richiesta alle banche di uno sforzo in più, ritoccando l’Irap di 0,5 punti ma solo per i big, come chiede il Carroccio indispettendo gli azzurri. Ma dal Mef arriva una secca smentita: «sono prive di fondamento le indiscrezione sulle eventuali modifiche alla manovra». Perché prima di cambiare, bisogna far di conto. E Giorgetti è pronto a impugnare la matita blu. Nel corso del vertice si ragiona anche sul Fondo per l’economia, con un incremento di 125 milioni nel 2026. E dell’ipotesi di ampliare gli ammortamenti per le imprese, come chiesto da Confindustria.
LA PRIORITÀ
La priorità però resta quella delle coperture. Torna in pista la possibilità di una tassa sull’oro detenuto dai privati, che tuttavia — viene chiarito — dovrà riguardare solo monete e lingotti. Resterebbero fuori catenine, anelli e monili vari. Si ragiona sulla possibilità dii introdurre un’aliquota agevolata del 12,5 al posto di quella ordinaria del 26% sulle plusvalenze. È un’idea nata in Parlamento e che al principio aveva destato sorrisi e ironie tra i corridoi del Mef. Ma ora è stata ripescata, in corso proiezioni e conteggi. Pur di far tornare i conti si chiude un occhio. Anche due.
Ileana Sciarra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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